Anna Caruso
“Ritraggo bambine per ritrovare frammenti di me lontani nel tempo e mai stati raffigurati in immagine...”
Fotografare bambini è sicuramente più difficile di quanto si possa pensare, soprattutto se si ha l’obiettivo di restituire un’immagine sincera del mondo dell’infanzia e si punta a far emergere la vera natura dei soggetti immortalati. Secondo noi di INGENIOUS, Anna Caruso, fotografa di moda specializzata in childrenswear, è una delle poche artiste del panorama italiano a saper catturare l’essenza della fanciullezza.
I suoi lavori, estremamente raffinati, sono l’antitesi delle tante immagini commerciali che ci balenano agli occhi quando apriamo i social.
Mai banali o convenzionali, gli editoriali che realizza sono totalmente diversi da quelli di qualsiasi altro fotografo di fashion kids sul mercato, probabilmente perché risultato di un’esigenza personale molto profonda, quella di colmare l’assenza di foto all’interno dei suoi album di famiglia e di ritrovare, attraverso le piccole modelle dei suoi servizi, una parte di lei bambina.
“Il mio lavoro nel tempo è diventato una ricerca introspettiva. Ritraggo bambine per rivivere il mio desiderio di una stabilità familiare, per elaborare la paura dell’abbandono, per ritrovare frammenti di me lontani nel tempo e mai stati raffigurati in immagine...”
Guardando il suo profilo IG (@annarellaph), vi accorgerete che le immagini realizzate da Anna sono come avvolte da una pellicola magica che conduce l’osservatore indietro nel tempo, in un universo educato, gentile e sognante, simile a quello dei film della vecchia Hollywood che lei ama guardare e riguardare.
Le sue bambine sembrano piccole donne di altri tempi, sempre composte ed eleganti, ma ancora un po’ fragili e insicure.
Un altro aspetto interessante delle sue fotografie sono le pose che fa assumere alle bimbe: sono statiche, ma al tempo stesso incredibilmente spontanee.
“Generalmente, non ho nessun ordine o consiglio da dare ai bambini – lascio che si comportino come se non fossero su un set - nella maggior parte dei casi restano immobili di fronte a me senza fare nulla, ma a me va bene così. Anche se il risultato sarà una fototessera, non voglio forzare le cose. Sono molto attenta a valorizzare le loro idee ed è importante creare un rapporto di complicità.”
D’altronde, la fotografia, come l’arte, non è una scienza esatta. Per quanto si possa organizzare al meglio la giornata sul set e preparare una scaletta accuratissima dello shooting è sempre impossibile prevedere quale sarà il risultato, in particolar modo quando si lavora con i più piccoli.
“Con loro devi pensare a dei tempi di pausa più frequenti e più lunghi. I bambini quando sono stanchi non ne vogliono più sapere.”
A volte è molto meglio lasciarli sfogare e non forzare le cose, perché spesso, in questo modo, si possono ottenere risultati inaspettatamente armoniosi.
“Credo che la libertà sia un elemento imprescindibile del mio lavoro e che le foto più belle siano quelle fuori programma.”
In più è fondamentale per ogni fotografo riuscire a trovare i modelli giusti con cui lavorare, magari tra le proprie conoscenze oppure, come capita spesso ad Anna, cercandoli all’interno di agenzie di moda per bambini.
“Preferisco bambini che neanche si accorgono di essere su un set: sono più naturali e meglio rappresentano quello che a me interessa ritrarre.
Mi piace osservare il loro totale disinteresse, e vedere che continuano a giocare. Viceversa, quelli che si comportano come vecchie star, posando per tutto il tempo senza rilassarsi un attimo, perché sono intenti a “lavorare” li trovo molto simpatici, ma non adatti ai miei progetti.”
Un’altra parte molto complessa del lavoro di fotografo di childrenswear è quella relativa alla gestione dei genitori, perché a volte la loro presenza al momento dello scatto può essere davvero deleteria.
Anna ci ha raccontato che spesso molte mamme si rivelano eccessivamente esigenti nei confronti dei figli e finiscono per metterli in imbarazzo.
“Quando realizzo book in cui la committente è la madre, succede spesso che il bambino si stanchi di seguire le sue continue direttive.
Nel momento in cui l’ansia arriva sul set, so già che stiamo avendo delle foto non buone. Spesso infatti consiglio ai genitori di andare a fare una passeggiata fuori e quando accettano il consiglio pian piano riusciamo a recuperare.”
Infine, è importantissimo anche riuscire a creare la giusta squadra con cui collaborare, affinché non si creino tensioni durante la preparazione dello shooting.
“Sono abbastanza abituata a lavorare da sola, ma reputo necessaria la figura della stylist sia per un editoriale di moda che per un servizio più commerciale. L’ideale sarebbe avere un gruppo di lavoro in cui ognuno fa la sua parte, a suo modo, ma tutti sono accomunati dal voler rappresentare in immagine la stessa estetica.
Quando questo quasi miracolo accade, tutti quelli che hanno preso parte alla realizzazione del progetto ne restano soddisfatti, anche se il risultato differisce dall’idea iniziale.”
In fondo la fotografia, come tutte le opere d’arte, è proprio questo: un meraviglioso miracolo.
Una splendida creatura, frutto di una grande passione, che l’artista decide di donare al mondo per vederla sbocciare, splendere e raggiungere mete ignote e traguardi inaspettati.
Un po’ come ogni genitore fa con i propri bambini.